San Marino Innovation è un Organo dello Stato che ha la funzione di contribuire alla crescita di un hub tecnologico riconosciuto a livello internazionale dove l’argomento blockchain è uno dei temi principali.
Sergio Mottola, Presidente di San Marino Innovation, ha sottolineato che “l‘intenzione è quello stuzzicare i profili che sono seduti in questa sala in modo da far emergere progetti, perchè come sapete blockchain non c’è scritto da nessuna parte come “funziona”, sono sperimentazioni da parte di aziende un pò più avanzate, che stanno portando avanti con dei clienti, ma alla fine è un lavoro che dovremo fare insieme” .
Alessandro Evangelisti, Oracle, ha spiegato che cosa è la blockchain, ha colpito la parte introduttiva del suo intervento quando ha detto “da quando mi occupo di tecnologia, la blockchain è sbalorditiva. Le possibilità che ci offre sono davvero illuminanti”
Blockchain e Supply Chain
Renato Grottola, DNV GL, ha presentato la blockchain dal punto di vista di uno suoi utilizzi più diffusi – oltre a quello finanziario – è cioè la Supply Chain. “La blockchain porterà maggiore efficienza nei processi di supply chain. Ma se voglio essere sicuro che quanto rappresento nel mondo digitale corrisponda alla realtà, ho bisogno di definire tutta una serie di meccanismi che mi consentano di assicurarmi che quelle informazioni che ho inserito nello spazio digitale e sulle quali prendo delle decisioni, corrispondano in ogni momento al prodotto che sto trattando, che siano rappresentative di quel prodotto e che siano intrinsecamente vere. Questa è la sfida del futuro, affinché la blockchain si affermi e affinché si possa veramente evolvere non solo verso le transazioni solamente digitali.
Blockchain, Proprietà Industriale, Smart Contract dal punto di vista legale
Licia Garotti, dello Studio Legale Gattai-Minoli-Agostinelli & Partners, ha, fra le altre cose, posto l’accento sulle importanti differenze nel linguaggio tecnologico e quello giuridico, inoltre “se arriveremo ad avere – come esiste già in altri settori, ad esempio quello telefonico – uno standard in ambito blockchain e questo significa che la Proprietà Industriale relativa alla blockchain è qualcosa che deve essere tenuta in considerazione. E’ una questione di strategia. Ma pensare che non vi sia della proprietà industriale, dove si possono avere dei brevetti sul software, è qualcosa di cui si deve tenere conto. Se ne deve tenere conto anche a livello fiscale, perchè avere una proprietà industriale in casa, che si può intersecare con la piattaforma sulla quale si sta lavorando, può dare un grosso valore aggiunto.
Altro aspetto molto importante a livello di proprietà degli asset. Se si è titolari di brevetti e di software, se la società decide di acquistare la tecnologia su cui lavorare in ambito blockchain, questo non significa che non possa aprirla a terzi ad esempio per la supply chain, lo si può fare. Lo si fa con delle licenze, che possono essere gratuite o remunerate. Ci sono diversi sistemi, ma parlare di tecnologia aperta, non significa parlare di tecnologia liberamente o necessariamente accessibile a tutti.
Altro tema legale legato alla blockchain è quello degli Smart Contract. Sono contratti intelligenti? No. Sono delle transazioni che vengono automatizzate, che al verificarsi di un determinato evento si ha una determinata conseguenza. Possono essere più o meno sofisticate, nel momento in cui sono troppo sofisticate molto probabilmente lo smart contract avrà bisogno di un contratto off-chain.
Blockchain: Perchè San Marino è il posto giusto
Emanuela Campari Bernacchi, dello Studio Legale Gattai-Minoli-Agostinelli & Partners, “Tutto quello che serve per lavorare tutti i giorni con quello che sta succedendo ICO, Blockchain, e quant’altro, noi in realtà ce l’abbiamo già, perchè il nostro legislatore, perlomeno quello italiano ha fatto un testo unico della finanza, ha fatto un testo unico bancario, a livello europeo c’è una PSD2. Noi abbiamo tutta una serie di indicatori che ci aiutano in quello che stiamo facendo. Quindi non c’è nulla, almeno dal punto di vista regolamentare così disruptive, va utilizzato per il fine che quella norma ha, e va applicata a quello che sta succedendo oggi.
Mi sento di dire che la Repubblica di San Marino, ma mi sento di dire che in realtà questo è il posto giusto. Perchè? Perchè la normativa c’è, ed è molto snella ed è perfettamente utilizzabile, se combinata a tutta una serie di altre, diciamo , secret che noi possiamo importare dall’Italia, ma la verità è che sono seduti al tavolo di San Marino Innovation operatori, ciascuno per il proprio campo, esperti nel settore, in modo creare delle leggi esportabili, e per rendere San Marino un hub a livello tecnologico-finanziario fondamentale. Senza dimenticarci che noi in Italia per fare una legge ci mettiamo mesi, a San Marino sempre mantenendo viva la regolamentazione e quindi il processo legislativo, tecnicamente ci si potrebbe mettere una settimana.
Quindi San Marino è il posto a cui le aziende, e non parlo solo di aziende sammarinesi o italiane ma nel mondo, possono rivolgersi, perchè sanno di trovare una regolamentazione, ma anche una velocità di pensiero”
Stabilizzare le criptovalute. Il modello ECU può essere valido?
Stefano Loconte, dello Studio Legale Loconte & Partners, “il Diritto Tributario subisce la cosiddetta riserva di legge, ognuno paga le imposte soltanto se c’è una legge che lo prevede, e allora paradossalmente verrebbe da dire, ma speriamo che una legge non ci sia così non paghiamo le imposte. Ed è un pò quello che sta succedendo nel mondo dei plusvalori legati alle criptovalute. Ieri un potenziale cliente mi ha raccontato che ha comprato bitcoin per €14.000 ( e c’è una ragione, perchè sotto i €15.000 non devi fare il quadro RW), il problema è quelli sono diventati €300.000 e li ha venduti, ed ha continuato a non dichiarare nulla. Viene da me e mi dice “e adesso cosa devo fare’?” “sulla plusvalenza ci devo o no pagare le imposte?” e qui la risposta è incerta, perchè una legge non c’è. In Italia l’Agenzia delle Entrate ha provato a livello interpretativo – ha già fatto tre provvedimenti – ma sono interpretazioni.
Ma il tema di fondo è, ma che cos’è questa criptovaluta?
Perchè finché non diamo una risposta a questa domanda noi non saremo mai in grado di dare una risposta a quello che è il regime fiscale. E ve lo dimostro immediatamente. Se io voglio vendere questo microfono ad una persona ad esempio €100, se questa mi dice di sì abbiamo fatto una compravendita che è stata regolamentata da un prezzo, perchè abbiamo una valuta. Ma se io dicessi ad una persona vuoi comprare questo microfono a 100 bitcoin, non stiamo più facendo una compravendita, perchè una vendita presuppone un prezzo con una valuta, ma se invece il bitcoin non è una valuta cosa stiamo facendo io e quella persona? Un baratto!
Stiamo tornando a quando la valuta non c’era. E la tassazione nel baratto è completamente diversa, perchè impone una valorizzazione del bene, perchè ci stiamo scambiando dei beni in natura. Io il microfono e l’altro 100 bitcoin.
Il tema di fondo è quindi, finché non ci sarà un legislatore che ci dice chiaramente di che cosa stiamo parlando e come interpreta il concetto di criptovaluta, noi una soluzione a livello fiscale non l’avremo mai.
E allora qualche Stato si sta muovendo dicendo è valuta, altri come l’Italia ci provano. Perchè poi dire: è valuta, significa entrare in un altro mondo, se c’è valuta ci deve essere una banca centrale , ci devono essere delle riserve cioè tutto il mondo regolamentato delle valute. Quindi prendere quella strada non è semplicemente mi alzo la mattina e affermo il bitcoin è una valuta. No! Significa mettere insieme un ecosistema finanziario che gestisca una nuova valuta.
E poi una nuova valuta chi la dovrebbe emettere? Uno stato sovrano! E qui siamo a San Marino e già va bene.
Forse una soluzione è nel mezzo. Perchè? E’ possibile avere un concetto di valuta che valga solo a fini fiscali od un concetto di valuta virtuale che però abbia le stesse caratteristiche della valuta?
Teoricamente è possibile, ma è sempre bene cercare di individuare se qualcuno ci ha già provato.
Ho fatto delle ricerche.
Tutti ci ricordiamo quando è nato l’euro, ma prima dell’euro che cosa c’era? L’ECU!
Che cos’era l’ECU? Una valuta virtuale! C’è un provvedimento, battuto a macchina, dove si individua l’ECU come una valuta virtuale agganciata ad altre valute.
Con l’ECU si facevano i mutui, veniva utilizzata come moneta di scambio, si faceva di tutto, ma NON ESISTEVA.
Ecco che la soluzione potrebbe essere questa. Dico “potrebbe” perchè ci vorrebbe un legislatore che prenda mano, e ci troveremmo nella situazione in cui si potrebbe sposare un’idea di una valuta virtuale, sul modello ECU con delle su precise caratteristiche e a quel punto si potrebbe fare un salto in avanti, agganciare ai fini della stabilità della valorizzazione di questa valuta virtuale, agganciarla ad una valuta reale
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